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L'impresa sostenibile, una scelta vincente

eventi formazionecontinua impresa lifelonglearning planning professionale sostenibilità Jan 10, 2023

A cura di Daniela Fazzini 

Quando si parla di economia sostenibile si parla di futuro, probabilmente dell’unico futuro possibile. Difficile proiettarci in avanti col tempo senza abbracciare i principi che ispirano e guidano ad un progresso “diverso” da quello che abbiamo finora agito. Per comprendere al meglio quanto sta avvenendo da un punto di vista ambientale, culturale, economico e sociale è però necessario predisporci ad assorbire queste informazioni avendo ben chiari alcuni semplici ma basilari concetti.

Vi siete mai chiesti come mai quando parliamo di cambiamento climatico, gestione dei rifiuti, inquinamento delle acque e dei suoli, energie rinnovabili e alternative, impronta ecologica, si utilizzano spesso toni drammatici? Si percepisce un sentimento di pathos e di urgenza; l’idea strisciante che aleggia è quella di aver sbagliato qualcosa di grosso.

Immaginate un sarto, uno di quelli in grado di realizzare lavorazioni di altissima qualità artigianale, immaginatelo al lavoro per settimane, mesi, anni. Pensate alla maestria della sua arte, all’impegno abile e instancabile volto a confezionare un abito dalle finiture di impareggiabile precisione, salvo accorgersi, quasi a giochi fatti, di aver realizzato un vestito di 4 misure più grande del necessario!

Come siamo arrivati a questo punto, possibile mai che nessuno se ne sia accorto durante il percorso?

Alla base di tutto ci sono tre elementi importanti: la demografia, la produzione di energia derivante da fonti fossili e un modello di sviluppo atto a soddisfare i bisogni ma fortemente miope, quando non del tutto indifferente, verso il futuro del nostro pianeta e degli esseri viventi che lo popolano.

Partiamo da un dato numerico. La popolazione mondiale ha avuto nei secoli una graduale e sempre progressiva crescita. All’inizio del 1800 sulla terra eravamo già un miliardo. I progressi dell’industrializzazione e l’abbattimento dei limiti posti dalla natura ha generato le condizioni di una crescita che potremmo, senza dubbio, definire esponenziale. Significa che la curva della crescita, quella che collega il dato numerico al tempo che scorre, si manifesta con la rappresentativa forma a “J”. In meno di un secolo la popolazione è raddoppiata e, nel mezzo secolo seguente dal 1900 al 1950, lo ha fatto di nuovo. Nel 2050 si stima che la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi e mezzo. Il problema legato alla gestione di numeri crescenti in maniera esponenziale non è di poco conto anche perché insieme alle persone sono aumentati esponenzialmente i beni di consumo, le materie, le risorse energetiche e idriche utilizzate per produrli e, non per ultimi, i rifiuti legati al loro fine vita.

Ad oggi, l’unico modo di far fronte alle necessità alimentari e di vita che conosciamo è basato su un modello definito lineare, caratterizzato da estrazione, consumi e rifiuti. Questo schema non tiene minimamente in considerazione il fatto che il pianeta Terra ha risorse limitate che si rigenerano con un ritmo molto più lento di quello che necessiterebbe a noi. Solo a titolo esemplificativo ci basti pensare che se tutti gli abitanti della Terra avessero il tenore di vita di un cittadino statunitense ci occorrerebbero 5 mondi per stare al passo.

Ed eccoci qua, siamo esattamente nel momento in cui il sarto, accortosi che qualcosa non tornava, si rimette a prendere, questa volta bene, le misure e giunge all’amara verità.

Occorre un nuovo paradigma che includa elementi finora totalmente trascurati. La circular economy di cui tanto sentiamo parlare si lega inscindibilmente al Life Cycle Assessment, l’analisi del ciclo di vita di prodotti e servizi.

Ripensare quindi a come produciamo ogni cosa che utilizziamo.

In primis l’attenzione va alle materie iniziali che dovremo considerare, laddove possibile, già derivate da precedenti cicli di produzione e utilizzo, applicando i principi dell’ upcycling (non a caso il Cambridge Dictionary l’ha eletta parola dell’anno nel 2019). Ridisegnare i processi industriali affinchè siano in grado di preservare le risorse energetiche e idriche di produzione, giungendo poi al “fine vita” che contempli un’ottimizzazione della gestione dei rifiuti (riciclo, riuso). Si parla molto di eco-design proprio perché, in un’ottica di economia circolare, è la fase di progettazione iniziale dei beni e dei prodotti che determina la loro durata nel tempo, il loro impatto sull’ambiente e, ovviamente i rifiuti che da essi verranno generati.

Traslando questa nuova prospettiva su tutte le aree di intervento che riguardano la vita dell’uomo sulla Terra ci rendiamo conto di quanto sia grande la portata della rivoluzione che ci accingiamo a compiere.

Il settore dell’organizzazione degli eventi è per sua natura un settore altamente impattante dal punto di vista sociale e ambientale. In primo luogo perché molto spesso contempla, in un lasso temporale breve, lo spostamento di tante persone che convergono in un solo punto. Il settore dei trasporti, pur non essendo quello che contribuisce in quota maggiore alle emissioni di CO2, rappresenta infatti un elemento di fortissimo impatto. Gestire in maniera responsabile l’organizzazione di un evento è una sfida grande. E’ necessario ponderare ogni azione nel miglior modo possibile. Lo sviluppo digitale e tecnologico, che non a caso va a braccetto con i principi della sostenibilità, ci viene in aiuto, snellendo e allegerendo il tutto: accorcia le distanze, facilita la comunicazione, supplisce alla produzione di materiale cartaceo.

Risulta abbastanza evidente come, in uno scenario così concepito, parlare di impresa sostenibile sia al contempo una sfida gigantesca e una necessità ineludibile. Nello scenario politico internazionale assistiamo, ogni giorno, alla nascita di nuovi organismi di controllo, piani di adattamento al cambiamento climatico, una legiferazione sempre più vincolante e sanzionante. Del resto pensare che fare bene impresa significhi solo rispondere agli obblighi normativi ci pone in una condizione di passività poco attraente. Oggi abbracciare i valori della sostenibilità economica, ambientale e sociale con la propria azienda significa prima di tutto scegliere il futuro e farsi trovare pronti alle esigenti e sempre più consapevoli aspettative di consumatori con stili di vita e valori eco-friendly.

Oggi la sostenibilità d’impresa ingloba, tra l’altro, tutti i più alti valori aziendali legati alla Corporate Social Responsibility.

Una dichiarata presa di posizione verso la tutela dell’ambiente, senza dubbio, ma anche diritti dei lavoratori, salari dignitosi e contratti tutelanti, pari opportunità, inclusività, valorizzazione delle differenze, integrazione, rispetto e valorizzazione del territorio e delle comunità locali. Insomma diciamo che, alla luce dell’inevitabile cambiamento che ci attende, non ci resta che percorrere, seppur malvolentieri, la strada ripida che abbiamo di fronte.

Il lato positivo è che fra un po', guardando indietro, potremmo riscoprirci, nostro malgrado, migliori di come eravamo.

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Il tema dell'articolo è stato sviluppato in uno dei webinar di AdELLL e la registrazione è disponibile in piattaforma. Per informazioni ulteriori Clicca qui...

 

 

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