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Ascolto gentile

Ascolto gentile, il sesto senso della comunicazione

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A cura di Sara Mecchia

Ascolto e Gentilezza sono un binomio indissolubile e rappresentano per l’arte della conversazione due alleati fondamentali. 

Nella prospettiva delle buone maniere il saper ascoltare è un aspetto imprescindibile, un focus che anima le regole stesse del comportamento civile, che si declina attraverso due prospettive che interagiscono costantemente e che sono due lati della medesima medaglia: gentilezza e non violenza. 

Quest’ultime, ognuna attraverso il proprio colore e la propria atmosfera caratteristica rendono la comunicazione valida, costruttiva, efficace e sicuramente più “gentile”. 

La capacità di ascoltare è stata ed è spesso ancora oggi sottovalutata, in realtà il saper ascoltare è lo strumento principale che possiamo mettere in campo a livello professionale nella relazione con gli altri ed è anche un argomento irrinunciabile per chi vuole interpretare al meglio il senso del galateo. 

Uno dei problemi più insoluti riscontrati a livello relazionale nelle organizzazioni di vario tipo, è la mancanza da parte di chi ricopre un ruolo di responsabilità di prestare attenzione ed ascolto ai propri collaboratori, e di conseguenza la stessa carenza di ascolto è presente tra i collaboratori stessi. Questo deficit di ascolto può compromettere a volte anche irrimediabilmente l’immagine dell’organizzazione verso il cliente esterno, sarà quindi fondamentale orientare le nostre parole in un flusso di vocaboli gentili, che potranno dare vita ad una costruzione positiva verso l’incontro con l’altro, in effetti è dimostrato che il modo in cui ascoltiamo co-crea la realtà e lo stile della nostra  comunicazione, se gentile, influenza beneficamente l’ambiente che ci circonda. 

Quando in particolare ci occupiamo di eventi ci occupiamo di situazioni, ma soprattutto ci occupiamo di persone, con le quali entriamo costantemente in contatto, in ogni fase organizzativa. Ci troveremo quindi ad incontrarle in diversi passaggi e modalità e con vari tipi di ascolto, ma se desideriamo un esito positivo e vogliamo realmente confezionare e portare a casa un evento ben riuscito, dovremmo adoperarci sin dal primo istante di relazione verso una capacità di ascolto attiva.

A tal proposito come analizzato precisamente, nel webinar presentato in Accademia degli Eventi, esistono tre modelli di base che spiegano le differenze. 

  • Ascolto Passivo: questa è la forma più comune e basica dell’ascolto. Si segue il più delle volte distrattamente quello che ci sta dicendo il nostro interlocutore, ma senza essere presenti e né tantomeno pronti ad una risposta concreta e puntuale. 

Con questo tipo di ascolto rimanderemo al nostro interlocutore soprattutto negligenza e noncuranza. 

  • Ascolto Competitivo: questa tipologia di ascolto è la più pericolosa per la relazione perché camuffa una finalità più subdola ai danni dell’interlocutore. L’intento è quello di forzare la conversazione a proprio vantaggio e prevaricare l’altro.

L’interessato, è in grado di manipolare la realtà e fa solamente finta di prestare attenzione all’altro, invece, sta aspettando il momento più opportuno per intromettersi nel discorso e imporre la propria opinione. 

  • Ascolto Attivo: questa è la forma più sana e salutare di ascolto perché ci consente realmente di metterci in connessione con il prossimo. Quando siamo attivi siamo sinceramente interessati a ciò che l’altro sta riportando. Rimandiamo complicità, empatia e gentilezza. Se si aggiunge anche flessibilità, non giudizio ed apertura emotiva, l’ascolto attivo si trasformerà ed eleverà in ascolto gentile.

Nell’ascolto gentile si è completamente aperti e si vive un’esperienza esaustiva in cui, ogni senso è coinvolto e nella quale c’è spazio per la sensibilità e l'intuizione, tanto da essere definito il sesto senso della comunicazione. 

Per predisporsi a questa esperienza è necessario mettere in campo alcune regole di buone maniere che possono rappresentare un valido aiuto per chi è in ascolto nel modo più naturale e gentile possibile.

Per ascoltare è necessario fare silenzio, un primo passo che sembra scontato, ma che molto frequentemente non si dimostra tale nelle esperienze più comuni.

Tacere è importantissimo, come lo è altrettanto lasciar parlare il nostro linguaggio paraverbale, con segni tangibili che diano la conferma di avere una vigilanza ed un’attenzione allargata, rimanendo centrati sulla sull’altra persona, magari mantenendo vivo il contatto visivo e provando a non distrarsi e farsi portare via dalle interferenze.

In effetti fra tutte le possibili variabili che contaminano la comunicazione interpersonale in modo negativo, ci sono proprio le di interferenze che possono essere di vario tipo: esterne, pensiamo alle continue notifiche che ci arrivano dai nostri dispositivi, oppure interne, come pregiudizi e pensieri che possono lasciare spazio ad interpretazioni personali e possono persino arrivare a distorcere completamente e irrimediabilmente il significato di un messaggio. 

La gentilezza al servizio dell’ascolto è in grado di ripulire lo scambio comunicativo da tutti questi elementi distraesti e ci sprona verso la costruzione di un impegno con noi stessi e con gli altri in un rapporto di scambio positivo.

Come già riportato il nostro linguaggio paraverbale svolge un ruolo fondamentale in questo tipo di ascolto sarà quindi imprescindibile offrire la giusta importanza ai messaggi di accoglimento, alla postura rilassata e non contratta, al mantenimento di un orientamento frontale rispetto alla persona che abbiamo di fronte, al guardarsi negli occhi.

Tutto questo sarà possibile solo se non ci sarà superficialità e fretta due elementi caratterizzanti della nostra società in continuo affanno che vede nel rallentare una colpa piuttosto che un’enorme possibilità. 

La società attuale è infatti caratterizzata da ritmi serrati e da una corsa veloce che porta a disperdere concentrazione e profondità nei rapporti interpersonali. 

La mancanza di tempo produce come conseguenza più immediata una scarsa propensione a creare relazioni efficaci e ci induce ad essere meno rispettosi attivando con maggiore facilità le trappole dell’ascolto passivo oppure ancor peggio di quello competitivo. 

Per ascoltare e per essere gentili ci vuole il giusto tempo, così come per la musica che si crea attraverso degli intervalli di tempo e che non rincorre se stessa ma semplicemente si esprime.

(Clicca qui... per accedere al profilo e ai dati di contatto di Sara Mecchia)


Il tema dell'articolo è stato sviluppato in uno dei webinar di AdELLL e la registrazione è disponibile in piattaforma. Per informazioni ulteriori Clicca qui...

 

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